giovedì 7 ottobre 2010

storiella senza capo nè coda

Seduta al tavolino del caffè, non particolarmente indaffarata, la tazzina fumante davanti. Autunno inoltrato, le strade umide tappezzate di foglie, con pozzanghere a fare da specchio al grigio del cielo.
La sua arte era fatta di domande, e nessuna risposta. Le avessero chiesto: "a cosa si rifà? cosa vuole esprimere? più primitivista o più post modernista?" lei avrebbe risposto con una risata.
Non si prendeva sul serio, era la sua salvezza, per alcuni la sua rovina.
Il momento di prendersi sul serio non era ancora arrivato, ma era arrivato il momento di indossare maglioni lana, di stare davanti a un camino, ed era il momento in cui l'estate è una cosa così lontana sia nel passato che nel futuro da sembrare un miraggio.
Caffè macchiato, amaro, non un granello di zucchero. Ci si deve fare l'abitudine.
I suoi occhi verdi, verdissimi, sono attraversati da una leggera malinconia.
Il vecchio seduto al tavolino di fronte deve averne visti passare di estati, inverni, autunni e così via.
Il suo viso è scavato dalle intemperie e dal sole, la sua pelle cadente e i suoi occhi incavati e neri sono figli della mia stessa madre, del mio stesso padre, del tempo.
Vorrei toccarlo. Le sue gambe sembrano così secche, bastoncini, rami. Ha dita affusolate e unghie gialle, la bocca stretta, pochi capelli argentati, le sopracciglia folte.
Eppure era forte, faceva l'amore, stringeva la sua donna facendole sentire la forza delle sue braccia attorno ai fianchi.
Un giovane immortale, immorale, spavaldo, stupido.
C'è un leggero vento che soffia e muove l'insegna del locale, dall'altro lato della strada passano delle ombre sconosciute, dei passanti.
Ora pensa un po' alla sua cosiddetta arte. La sola parola arte le mette un certo ribrezzo.
Certo è una convenienza, una comodità, come lo sono tutte le definizioni. Ma è così riduttiva.
Vuole scappare un po' e sognare di personaggi vestiti con lunghe tuniche blu e oro, il capo ricoperto di turbanti e lunghe spade alla cinta.
Arriverà un momento, si dice, in cui i bambini prenderanno il potere.

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