venerdì 15 gennaio 2010

cezare (p.2)

Cezare non ha sensi di colpa. Cezare non ha nulla.
Vive in un mondo che sfugge agli altri. Vive di fantasie sospese.
E' tarda sera quando torna a casa, apre piano la porta, la madre si è spostata in camera da letto.
Toglie la maglia bianca, toglie i pantaloncini e le scarpe, poi le calze, guarda fuori la finestra, e si sdraia a letto.
Cezare dorme e sogna. Sogna gli occhi del cane. Sembra gli sorridano, e gli siano grati. Poi d'improvviso sanguinano, e il padre inizia a picchiare Cezare.
Cezare urla e chiama aiuto, il cane resta steso per terra e legato, lo guarda allo stesso modo di prima.
Si sveglia di soprassalto, scosso nel cuore della notte, la mano gli trema. E' già successo altre volte.
Il mattino dopo si alza automaticamente, si veste, non fa colazione, prende lo zaino dove l'aveva lasciato e si dirige a scuola.
Passa la solita strada, con i soliti muri ed il solito bar, svolta a sinistra e prosegue verso la scuola.
Cezare è un giovane di quindici anni, ma lo si direbbe più grande. I suoi occhi verdi sono più maturi di quelli dei compagni.
Ha dovuto maturare in fretta.
Raramente si lascia scappare una risata. In classe hanno ormai imparato ad evitarlo. E' un tipo taciturno e scomodo.
Durante la pausa l'avvicina una professoressa.
-Cezare come stai?
-Mai stato meglio.
-Dico davvero, va tutto bene a casa?
-Come sempre.
-Perchè non sei con i tuoi compagni?
-Sto meglio così.
-Dovresti essere più espansivo.
-Se lo dice lei.
Gli insegnanti conoscono i suoi problemi, quello che gli è accaduto in passato. Anche alcuni ragazzi ne sono a conoscenza. E' una storia lunga che in giro conoscono, chi più e chi meno.


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