lunedì 15 febbraio 2010

devo

Qualcuno mai ti ha detto che il tuo sapore è fresco e selvatico come quello di bosco dopo il temporale?
Appoggio l'orecchio e sotto la tua pelle chiara sento ribollire caldo il sangue. La bocca si consuma al calore delle vene.
Le mie mani ti scorrono assetate sui fianchi. Forte ti stringono per la vita, un sussulto di stupore alla tua morbidezza di donna.
Sei tu che le hai richiamate, tu inconsapevole della mia malinconia hai risvegliato i miei occhi, prima appannati.
Questi occhi verdi che ti guardano nella penombra ancora devono capire quello che ci accade.
Vedono il tuo corpo stirarsi nudo e accaldato, le spalle disegnate mi stanno nella mano, tra i denti affamati.
Ossa di quarzo e pupille di smeraldo.
Cosa succede non lo so. Non voglio sapere. Quello che non inizia non finisce, ma ora sei tu che alimenti un bagliore di vita dentro di me, tu con la tua voce, tu con il tuo sapore, e le tue forme sono sinuose onde di mare.
Dolcemente da lontano erodono la pietra.

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