venerdì 18 dicembre 2009

storia

3
camminava nella fredda notte, accompagnato dalla sua fedele angoscia. il gelido vento muoveva le sagome nere dei rami degli alberi che si stagliavano tra la cornice di un cielo limpidissimo di luna piena. rifletteva sulla meravigliosa luminosità di quella nottata e provava un grande senso di imbarazzo e vergogna. la neve attorno altro non faceva che rendere il tutto così chiaro e limpido, che proprio no, non poteva, in una notte così, togliersi la vita.
credeva di sporcarla nella sua purezza. che colpa ne aveva la notte se lui era diventato quello che era? un uomo, un mezzo uomo, un incapace cronico, un povero essere pensoso, ai margini della vita di società. egli era troppo legato al mondo. ne era così innamorato da sacrificarsi per esso.
amava la routine degli impiegati, le fatiche degli operai, le smanie di grandezza dei capi, le illusioni della vita di coppia, la famiglia, la chiesa.
tutto amava del mondo. amava questo indaffaramento generale, questa fretta, questa maschera di eternità impressa alla vita.
ma se ne sentiva estraneo. suoi sforzi erano sempre stati vani, non certo per pigrizia, ma per un indelebile senso di vuoto interiore.
sin da giovane aveva maturato un'idea di morte. magari in modo egoistico, sempre tale sensazione l'aveva accompagnato di passo in passo, di strada in strada, lungo ogni scelta, ogni decisione.
aveva imparato a conviverci, a farsela amica, compagna di viaggio.

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