martedì 22 dicembre 2009

storia

Era, di nuovo, l'ultima volta. Ce n'erano già state molte di ultime volte, ma questa aveva un sapore del tutto diverso.
W. la fissava mentre lei nuda ed accaldata si stendeva e si allungava con la sinuosità di una gatta sopra le lenzuola. Mai l'aveva guardata così, nemmeno quando l'aveva considerata come un grande amore da rimpiangere negli anni.
L'oscuro presentimento di una fine sovrastava W., e lo faceva ostaggio di una decisione che per troppo aveva rimandato, che per troppo aveva invano tentato di eludere.
Ma ora nulla ai suoi occhi poteva avere grande importanza, era tutto così vuoto e scarico. La fretta del mondo, l'indaffaramento generale e frenetico degli esseri umani, le loro continue corse e le loro infinite illusioni.
Non è che ripudiasse ed odiasse tutto ciò, anzi ammirava tutti coloro che sapevano accontentarsi delle risposte di un libro di scienza, o delle ricompense di in un lavoro, di una vita di sacrifici, di una famiglia, di una chiesa.
Forse amava il via vai della vita, lo amava a tal punto da essere pronto a sacrificarsi per essa. Se ne sentiva infatti così estraneo, percepiva così nitidamente il suo essere ai margini di qualsiasi armonia, provava la sensazione di aver smascherato la vita dalla sua pretesa di eternità che di generazione in generazione si era impressa.
Intanto la giovane donna si stava rivestendo, e W. catturò con uno sguardo i sui modi da bambina, il suo infilarsi le mutandine ondeggiando armoniosamente i fianchi, il suo aggiustarsi le lunghe calze nere, il suo lisciarsi per bene il vestito attorno la vita e lungo le cosce.
Seduta sulla sponda del letto rivolse poi a W. un sorriso, dei più sinceri ed infantili che egli avesse mai visto, W. le si avvicinò e per l'ultima volta le accarezzò i folti ricci rossicci.
Era oramai notte fonda quando W. se ne uscì di casa.
Procedeva a passo lento lungo la strada deserta, ed il tempo gli pareva andasse a rallentatore. Ripensò ad un abbraccio in cui i corpi di W. e della sua mante si aggrappavano l'un altro quasi tragicamente, e la loro vicinanza altro non faceva che mettere in risalto la fragilità di entrambi gli animi.
Le loro pelli erano così desiderose di compenetrarsi, di diventare un solo, unico, indivisibile essere, mentre invece un abisso si trovava tra loro.
Quell'abbraccio che nulla voleva lasciarsi scappare, che ogni sospiro, ogni fiato, ogni goccia, ogni espressione voleva catturare, metteva tremendamente in risalto la loro differente solitudine.
Lei, la giovane donna, che con la sua esplosiva vitalità e la sua innocente spensieratezza sfuggiva da noie e domande e problemi passando di braccia in braccia, di amore in amore, di scoperta in scoperta, incandescente, scottata dalla vita, desiderosa di bruciare, ma comunque sola.
W. in quell'abisso a malapena galleggiava, separato com'era dal mondo.
Ma ora si trovava irrimediabilmente distante da tutto, ed affondava sempre di più.
Continuava a camminare nella fredda notte, il vento gelido muoveva le sagome nere dei rami spogli che andavano a stagliarsi tra la cornice di un limpidissimo cielo di luna piena.
E provava imbarazzo e vergogna, come poteva farlo in una notte così meravigliosamente luminosa , con il candore della neve tutt'intorno che altro non faceva che esaltare ed abbagliare l'oscurità?
Ma nonostante tutto si sentiva pronto ad abbracciare quella che sin dalla gioventù era stata la sua più cara e fedele compagna di viaggio, con la quale ormai aveva imparato a convivere senza timore, e nella quale non aveva mai visto mistero ed orrore, ma una dolcezza di madre.
Il ponte era alto sul fiume in piena. Ogni respiro di W. era una nube di vapore davanti a lui. Ora faticava a pensare, non c'erano più parole che potessero sorreggerlo, il suo cuore batteva tremendamente, il suo sudore era ghiaccio, le sue gambe tremavano incontrollate.
Sotto di se tutto era bianco, candido, puro. Qua e là qualche macchia di vegetazione secca, l'acqua rumorosa del torrente scorreva come sempre sulle pietre del fondale.
Inconsciamente avrebbe voluto essere neve, disteso come una coperta sul terreno, per poi sciogliersi ai primi raggi, ritornare acqua, e poi pioggia e poi ancora neve.
-Prendi la tua innocenza e scappa, rifugiati nel calore dei tuoi amanti e non smettere mai di bruciare, non rimpiangermi, al tuo posto non lo farei.
Sono sempre stato fuori posto, estraneo. Ho trovato tu, dolce illusione, hai provato ad alimentare la flebile fiamma che andava spegnendosi in me, ma ancora una volta il gelo ha avuto la meglio.
Ora abbraccerò il freddo del torrente. Proverò un brivido tremendo ma le gambe ora mi tremano meno. La vista non è più annebbiata, e la testa non mi gira più. Mi si scioglie il nodo alla gola.-
Questi i suoi ultimi pensieri.

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