domenica 27 dicembre 2009

dolore

I suoi compagni raccontavano che spesso, negli ultimi giorni, lo vedevano seduto sull'argine di un fosso con lo sguardo perso.
L'avevano sempre reputato un ragazzo tutto d'un pezzo, uno di quelli che non si scompongono mai, di quelli che si fanno rispettare. Questo suo comportamento pareva strano ai loro occhi.
Ne erano veramente incuriositi. Lo seguirono un paio di volte, ben nascosti tra l'erba alta, ma non riuscirono a farsi la minima idea.
Pareva si muovesse leggero, come trasportato dal vento.
Qualche giorno dopo tornarono di soppiatto al solito argine, e di nuovo era lì, solo che pareva piangesse come un bambino indifeso. Era incredibile, davvero lui, l'idolo della compagnia, era così, una femminuccia.
Quando stava tra loro si mostrava come sempre l'avevano visto, non pareva cambiato di una virgola, anzi certi aspetti della sua durezza parevano addirittura accentuati.
Cosa diavolo aveva da nascondere?
Una sera attaccò rissa con un giovane di un altro paese, che lo pestò. Aveva occhi e labbra gonfi di lividi, il naso forse era rotto.
Sembrava non soffrisse più di tanto. Che provasse dolore è innegabile, ma qualcosa nel suo sguardo trasmetteva una fragilità che non stava tanto negli ematomi o negli strappi della carne, ma più in profondità, molto, molto più in profondità.

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