venerdì 23 aprile 2010

Te ne rendi conto? Eravamo qui eppure non c'eravamo. Cosa abbiamo vissuto? Oddio! Cos'erano quelle luci? Quel tempo che non era tempo?
Mi sentivo nascere, rinascere dopo una morte, e mi sentivo morto, e sepolto, strati di terra, eppure ora no sono qui giovane e vivo e pulsa il sangue e mi battono le tempie a ritmo del cuore.
Aiuto! Aiuto!
Dov'ero chi ero e cos'ero?
Voglio capire! Cosa mi è successo?
Facevo ormai parte del mondo delle cose che lente si decompongono, mangiate dai vermi e divorate dai corvi e dalle iene, mentre ora io e te ci guardiamo e non pronunciamo parole, ma i nostri pensieri, lo sento, combaciano.
Ti sei sentito anche tu accarezzato da labbra calde? Hai sentito il soffio di un'alito tiepido sulla cervice?
Avvicinati così, lentamente, e ti scongiuro toccami, ho bisogni di sentire. Chi siamo?
Chi sei tu, chi io, chi ci ha ridotti così, a morire divorati da una mancata conoscenza, da una inconsapevolezza oscura come un pozzo di petrolio, incoscienti di fronte al terremoto del nostro misero soffice corpo?
E queste ossa piegate al vento, uscite dalla carne, strappano la pelle e scaraventano dal torace i mali che ci accompagnano nella discesa che seguimmo, dal sentiero blu che illuminò le nostre colpe di uomini.

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