domenica 21 marzo 2010

tipo

Ancora non sapeva se sentirsi finalmente maturo, oppure in fondo ancora un ragazzino.
Non erano arrivate ancora grandi sfide o grandi esperienze, non si erano in qualche modo compiuti dei riti di passaggio da un'età all'altra. Magari soltanto il fatto che si chiedesse questo significava che un po' maturo lo era: tuttavia si sentiva tremendamente stupido e impacciato davanti a troppe situazioni.
Parevano tutti così adulti ai suoi occhi. Tutti avevano storie da raccontare, lui stesso ne aveva, se solo avesse avuto una volta la voglia di ripescarle. E poi non sapeva raccontare.
Era bravo, e se la cavava in quello che faceva, quando faceva qualcosa, ma ultimamente davvero non combinava più nulla, se ne stava lì bello e silenzioso, due cosette qua, due cosette là e il tempo lentamente passava.
Ecco probabilmente era nato e cresciuto nel posto sbagliato, aveva conosciuto la gente sbagliata (non criminali oppure pazzi, soltanto gente maledettamente noiosa), non era stato costretto a nulla, il che potrà sembrare paradossale, cioè alla fine un giovane vuole essere libero, e lui lo era sempre stato, troppo, sempre.
E si controllava, eppure sentiva sfuggire una parte di sé in qualche oscuro angolo di mondo.
Non sapeva davvero nulla, ma chi davvero sa qualcosa? Gli altri gli davano l'impressione di sapere, ecco, sapere.
Esattamente la maggior parte delle persone trasmettevano a lui quest'impressione: io so, so come funziona il mondo e sono disposto a farmici ingabbiare, non è una cosa brutta, ci sono nato, uscirne vorrebbe dire morire no? E poi tanto vale rimanere inconsapevoli, cosa c'è di meglio di una innocente e dolce inconsapevolezza?
A volte li invidiava, altre volte meno, fatto sta che per principio tendeva alla solitudine.
Credo fosse un codardo, un po' timido, un tipo silenzioso e lunatico, ma tranquillo, normale, e si annoiava un po' troppo spesso.

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