giovedì 9 settembre 2010

Siamo tutti soli. Mia madre se ne sta sul divano da ore a guardare in televisione cose che non le interessano, io me ne sto in camera. Non posso parlare, i muri sono sordi, sorda è la scrivania, la penna, il comodino, i libri parlano, ma non ascoltano.
Sono solo, ancora una volta. Mi tocco e sento che sono carne, alla fine.
Ma intorno a me ci sono soltanto luci di lampadine, fogli, tanti fogli, e davanti a me?
Ho voglia di piangere, magari di morire un po', cosa non fa la solitudine. Tante volte l'ho avuta come compagna la solitudine, ora è un mostro vorace che pezzo per pezzo, silenziosamente, mi divora.
Sento rumori soffocati, tonfi lontani, la testa mi gira in un vortice.
Forse penso, penso. Penso d'essere stupido, e poi penso che vorrei essere stupido. Penso che in questi momenti di angoscia tutto vacilla, è normale, passerà.
Ma riaffiorano i fantasmi di qualche tempo fa, e sono debole, nudo, povero, un bambino pauroso che guarda sotto il letto prima di mettersi a dormire.
Sono fragilissimo, un soffio di vento cambia la mia forma, dipendo dalle nuvole, dal loro colore.
Sono esposto alla pioggia, al vento, sono sospeso su una corda e tremo.

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