lunedì 6 settembre 2010

Durò soltanto una settimana il vento, ma sembrò non finisse mai. Uscirono tutti di casa ancora timorosi, nonostante il rauco ululato fosse cessato qualche giorno prima.
Alcuni alberi erano stati sradicati, ma non se ne aveva più traccia se non soltanto nelle profonde
buche che avevano lasciato.
Kingstonia non era un paese affacciato sull'oceano. Contava all'incirca duemila abitanti, qualche pecora, qualche mucca, qualche gatto.
Ma la vita in Kingstonia non poteva certo ricominciare daccapo, quella settimana aveva stravolto anche i più volenterosi.
Cominciò tutto all'improvviso. Il figlio del salumiere era uscito di casa da qualche giorno, quando tornò bianco in viso e stranamente silenzioso, lui che era un tipo gioviale e noto per le sue allegre sbevazzate in compagnia.
Non diceva nulla, si limitava a stare chiuso in camera. Il salumiere, cioè il padre, una notte sentì strani rumori arrivare dalla stanza del figlio, salì la massiccia scala in legno cigolante, spalancò la porta d'improvviso e lo vide, martello in mano, battere un chiodo sulla finestra.
Stava rinforzando il legno, i serramenti, si stava barricando nella camera.
-Che succede figliolo? fece il salumiere, ma il giovane era troppo indaffarato per sentirlo, e batteva sempre più forte.
Allora gli si avvicinò lentamente e gli pose una mano sulla spalla, quindi il giovane si girò dicendo "il vento sta arrivando!".
Questa piccola e apparentemente banale storiella circolò non si sa bene come in paese, e in un piccolo paese come Kingstonia si diffuse rapidamente.

Da quella notte passarono due lunghi anni, e quando oramai nessuno prestava più la minima attenzione né al salumiere né al figlio, il vento arrivò impetuoso.
E fu davvero qualcosa di improvviso, tranne per il salumiere che già da tempo se l'aspettava, sicuramente.
Le persone che per caso si trovavano all'aperto, chi al pascolo, chi a zonzo, chi al lavoro, furono sollevate come piume e sbalzate chissà dove.
Il boato assordante del vento crepò tutti i vetri, le imposte a malapena reggevano, e dei bagliori lancinanti illuminavano la valle.
La maggior parte della gente riuscì alla rinfusa a rincasare, rifugiandosi nelle cantine.

Non abbiamo molte testimonianze di quello che successe quei giorni e quelle notti. Gli abitanti di Kingstonia chiusero le porte al mondo, non parlavano, non uscivano dal paese se non molto raramente, erano diventati fantasmi pallidi ed impauriti.
Chi richiedeva informazioni veniva preso a male parole oppure strappava all'interlocutore soltanto frasi sconnesse o scarni monosillabi.

Alcune voci si fecero largo

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