giovedì 24 gennaio 2013

ancora

Mi hai parlato d'amore proprio quando lo stavamo perdendo.
Io forse ne parlo avendolo irrimediabilmente perduto.
Come può fuggire una cosa così preziosa? Come può esserci e non esserci poi?
Montale: la realtà è inafferrabile e sguiscia tra le mani come un'anguilla.

Tu eri la mia anguilla e sapevo di poterti perdere così, sapevo già tutto, già troppo. E' un lasciarsi andare con il freno a mano tirato avere questa consapevolezza.

Spero ti ricorderai di com'ero.

Io ricorderò che sei stata per me l'appiglio più diretto e tangibile con la realtà che abbia mai avuto.
Non ricordo davvero la prima volta in cui facevamo l'amore. Dev'essere stato d'inverno, gennaio o febbraio ed eravamo così pieni di noi da rimanerne senza ricordi, talmente sospesi eravamo dove niente aveva più senso se non questa cosa che definire amore è riduttiva.

Non voglio dimenticarti, non so se così facendo ne morirò a poco a poco oppure ne uscirò più forte, più pronto a fare i conti con l'altra realtà che mi aspetta fuori.

La nostra memoria si libera di noi, ci lascia distanti, si sfama ingurgitandone di nuova e scartando il vecchio.

Que reste-t-il de nos amour

Baci rubati, capelli al vento, un camino, Schiele, il mare, la montagna.
Perchè questa consapevolezza di perdere tutto in ogni momento mi accompagna sempre.

Magari da vecchi racconteremo di noi, ritroveremo per sbaglio nei cassetti delle vecchie fotografie dei nostri giovani corpi nudi affamati l'uno dell'altro e con un sorriso ricorderemo forse la nostra voce (fioca, fioca) e la perdita della nostra leggerezza.

Siamo cresciuti insieme e siamo diventati belli insieme, amica, non lasciarmi così solo.

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