lunedì 31 maggio 2010

resina

Cammini per il bosco senza pensare,
conosci tutti i sentieri
e il lago nascosto nella conca delle montagne.
Ci sei stato da giovane
soltanto un paio d'ore di cammino,
le tue gambe erano veloci un tempo.
L'odore dei pini in giugno, della resina
e la polvere sulla stradina ti ricorda la vita.
Ma non ci pensi.
L'acqua del laghetto alpino ti gelava le caviglie
era piacevole scendere fino alle cosce
e andare avanti ancora un po'.
Intorno nessuno,
tu soltanto spezzavi lo specchio d'acqua.
Ora che sei vecchio e trascinare dei tronchi ti costa fatica,
due ore non ti basterebbero.
Arriveresti ormai a tarda sera,
quando già è l'ora di tornare.

domenica 30 maggio 2010

Ti distendi leggera davanti alla finestra
e ascolti passare il vento nella strada.
Respiri un'aria che sa del frumento
e della campagna intorno.
Scende la sera sui tuoi occhi
ti vedi riflessa nel vetro.

sabato 29 maggio 2010

L'acqua scende sulla tua pelle e raggiunge i piedi
e cade nella terra morbida.
La nebbia del mattino ti avvolge fredda
e sei tu la nebbia e parli di cose che non hanno parole.

giovedì 27 maggio 2010

Poverino aveva tutta la vita davanti.
No.
Aveva davanti la mediocrità, aveva davanti un matrimonio con una stupida donna, degli stupidi bambini rumorosi, uno stupido cane, una stupida casetta e una stupida auto.
Si trovava comunque dalla parte giusta.
E se davanti avesse avuto un sogno?
Eccolo lì a marcire. Con gli altri sogni. Con il coro delle voci.
Cosa si aspettava?
Si aspettava forse di morire. Chi non se lo aspetta?
Fosse stato baciato dalla fortuna di fuggire da questo pensiero.
Fuggiva in un bicchiere la fatica.
Diversi bicchieri, diverse sigarette.
Diverse frasi sconnesse balbettate da ubriaco.
E cosa ne sapeva che era lì, dietro l'angolo?
Credeva di averla sconfitta. Congratulazioni.
Ora stai fermo, non muoverti, non puoi.
Era un vecchio taciturno, nonostante avesse una vita da raccontare. E non una vita qualunque, ma una vita spremuta ben bene, sbalzata di continente in continente, di cielo in cielo, di donna in donna.
Preferì di gran lunga portarsela colma di rimpianti nella tomba.
Perché ogni cosa che aveva fatto, ogni luogo che aveva assaporato, ogni donna che aveva amato, erano soltanto il suo riflesso.
E, volendo scappare da se stesso prima che dal mondo, si perseguitava nei riflessi delle vetrine.
Dicono che un giorno si fece silenzioso, e poi ogni giorno di più, e poi sempre di più, finché non scappò davvero, sotto la terra nera.

martedì 25 maggio 2010

Nonostante il vecchio fosse ormai molto, molto vecchio, preferiva di gran lunga strisciare piuttosto di farsi reggere da un bastone.
Le persone che lo vedevano riverso a terra cercavano d'aiutarlo, e lui le cacciava a male parole. Pensava soltanto ad uscire da quella lunga via trafficata, per dirigersi lontano dove persone non ce n'erano.
Ci mise tre ore per rialzarsi, e centinaia di persone erano accorse in suo aiuto inutilmente.
Una volta rimessosi in piedi, camminò e si sentì decisamente più giovane.
Non sei un punto di arrivo
non sei una certezza su cui appoggiarmi.
Vedi, io sono solo di fronte alle cose
e rido troppo spesso delle cose.

domenica 23 maggio 2010

Sai fare bene quello che non sai fare
potresti mettertici d'impegno
Hai la pelle secca e stirata dal sole
senti il caldo sulle tue braccia
le palpebre stanche
vorresti dormire
ma sei seduto e guardi per terra
senza un motivo
E vidi camminare alto e lontano l'uomo nella polvere
strisciando i piedi
fischiettando una melodia da bambini
Come eravamo giovani quella notte
strappandoci le labbra a morsi
sulla terra scura e umida

venerdì 21 maggio 2010

corrono

Ci sono cose che corrono, e corrono, e corrono.
Veloci e trasparenti.
Il tempo è veloce, il tempo è lento.
La bambina che vuole crescere, l'anziano che ingobbito guarda i ragazzi giocare al parco.
Accetterò qualcuno a reggermi per il braccio,
passeggiando nel parco?
Il tempo che scivola addosso,
si costruisce attorno un suono,
e un odore.
Il tempo porta con sé una solitudine,
un silenzio.
Come corrono gli uccelli.
Corrono le formiche sul muro.
Corre la palla, corrono le gambe, le voci nel parco.
Ogni cosa mescolata.
Una confusa melodia,
e confuso tra tutti,
soltanto solo.

le cose che cambiano

Quante volte mi è capitato di avvertire qualcosa che cambiava.
Pensava in una giornata di splendida luce, dopo settimane di pioggia.
E' che ti lasci sempre influenzare così tanto dal tempo,
sei molto meno stabile e sicuro di te stesso di quello che ritieni di essere.
Una personalità ferma non si lascia modellare dal tempo.
Questo è chiaro.
Più che chiaro. Non basta certo un colpo di vento per un raffreddore.
Guardava fuori dal balcone il cielo a tratti limpidissimo,
a tratti annuvolato, e le nuvole, alcune bianche altre grige.
Sei mai stato protagonista di quello che hai vissuto?
Questa giornata ha degli splendidi riflessi.
Sapessi dipingere, la dipingerei.
Sapessi raccontarla, le parlerei di questa giornata.
Ma allora quante volte sentivo le cose cambiare.
Davvero non ho fatto nulla per impedirlo, mi sono lasciato governare dal tempo.
Magari è stato uno sbaglio.
Scendeva l'ascensore e intanto stava a fissarne la porta chiusa.
Mi presto al cambiamento, non sono una roccia che si sgretola lentamente nei millenni,
arrotondandosi piano piano.
Sono un filo d'erba calpestato che si acquatta sulla terra,
sotto il peso di un piede, una schiena, un pallone,
sotto le risate dei ragazzi al parco.
Si trovava al parco, e faceva un caldo sopportabile,
un'impercettibile brezza rinfrescava l'aria e passava tra le piante,
trasportandone gli odori dritti alle narici.
Senti questi suoni confusi.
C'era una ragazza che suona la chitarra circondata da altri giovani
che le sorridevano con ammirazione.
Non distinguo gli accordi e le parole della canzone,
è tutto così confuso in questa calma.
E qualcosa cambia, silenzioso, qualcosa cambia.
Ne sono contento.
Se ripenso a quest'ultimo inverno, certamente tutto è cambiato molto.
E' una considerazione ovvia, necessaria.
La giacca è la stessa, nonostante la primavera.
Mi dico contento di cambiare, e che tutto sia sempre un cambiamento.
Un grosso cane abbaiava ad un altro più piccolo,
un uomo a petto nudo steso nel giardino cingeva i fianchi alla sua donna,
un bambino strillava contro la madre dalla carrozzella,
due uomini fumavano tristi sulla panchina e parlavano,
a voce bassa.

mercoledì 19 maggio 2010

Ho sempre così poco da dire,
e quello che ho da dire lo accompagno ad un
non so
forse
credo
chissà.
Tu che appendi le tue foto in camera tua,
ti piaci.

domenica 16 maggio 2010

Succede davvero tutto senza che lo si voglia realmente.
Mi illudo di aspettare il mio turno in coda,
cerco di dare un controllo e una protezione ai miei movimenti
ma silenziosamente sfuggono al controllo.
Trovarsi scaduti, stesi per terra,
a fissare un'ombra di sangue.
Sono mani e dita che cercano di modellare l'argilla
Ti ho guardata,
ma non eri ancora.
Ti ho cercata,
ma queste mani non erano ancora pronte a scavare.
Quelle parole, che si susseguono una dopo l'altra,
io le stringo tra la mani.
Stringo la breve vita un uomo alto e secco e taciturno,
un uomo che aveva lo sguardo basso e velato di malinconia,
un uomo che si specchiava nelle pozzanghere dell'autunno,
e che camminava tra le sue dolci colline
sopra la città.
Quelle parole che consegnano a me e a voi il suo ricordo,
quello che resta di una ballerina amata,
ciò che resta di una gioventù,
quel che resta di una voce.

martedì 11 maggio 2010

Bella è una parola semplice,
è una parola si dice da piccoli
puntando il dito sulle cose belle.
Bella.

lunedì 10 maggio 2010

Ci sono dei momenti in cui vorrei essere un lenzuolo leggero
e coprirti i seni nudi durante la notte.
Perché tu dormi nuda come un prato scaldato dalla primavera,
dormi senza vestiti a soffocarti la pelle,
soltanto un lenzuolo sopra le spalle,
e scende durante la notte, ti scopre i fianchi,
ti espone agli spifferi d'aria fresca.
E potessi essere io quel lenzuolo,
prenderei le tue forme,
ti ascolterei respirare.